TOSSICITA’ DELLA PERMETRINA NEL GATTO - TRADUZIONE di articolo apparso su https://icatcare.org/
La tossicità della permetrina è tuttora una delle cause più frequenti di avvelenamento nei gatti in tutto il mondo.
L’avvelenamento avviene in genere a seguito dell’esposizione del gatto a prodotti spot-on contenenti permetrina destinati all’impiego sui cani.
Nella letteratura veterinaria l’avvelenamento da permetrina nei gatti è stato riferito in diversi Stati, inclusi:
· Gran Bretagna
· Australia
· Stati Uniti
· Germania
· Svizzera
· Francia
· Italia
· Spagna
· Svezia
· Croazia
Nel Box che segue è riportato un estratto di un articolo di Tobia Grave e Amanda Boag (Feline toxicological emergencies: When to suspect and what to do) pubblicato sul Journal of Feline Medicine and Surgery (2010, Volume 12, pagine 849–860):
TOSSICITA’ DELLA PIRETRINA (di Grave T. e Boag A.)
Le piretrine e i piretroidi sono insetticidi utilizzati per il trattamento dell’infestazione da pulci e zecche.
Le piretrine sono sostanze naturali estratte da specie botaniche di Chrysanthemum; il termine “piretroide” si riferisce a molecole simili ottenute sinteticamente, prodotte per aumentare la fotostabilità di questo gruppo di sostanza. Sebbene si possa supporre che le piretrine siano relativamente sicure per l’impiego nel controllo degli ectoparassiti, a causa delle differenze tra mammiferi ed insetti, i gatti giungono con frequenza dal veterinario come pazienti in emergenza, mostrando segni clinici dopo l’esposizione alla piretrina [1].
Tra il 1988 e il 2006, il Veterinary Poisons Information Service in Gran Bretagna ha ricevuto 1306 segnalazioni relative all’esposizione alla permetrina. Di queste segnalazioni, il 49,8% si riferiva a formulazioni in spot-on, di cui l’80,9% coinvolgeva gatti [2]. L’intossicazione si verifica frequentemente per applicazione inappropriata di formuolazioni in spot-on destinate ai cani, e alcuni gatti possono essere contaminati a causa del contatto con cani trattati con una formulazione spot-on [3].
La dose tossica di permetrina e piretroidi è al momento sconosciuta, ma basandosi sui casi segnalati dall’Animal Poison Control Center (APCC) negli Stati Uniti 1 ml al 45% di permetrina applicato per via cutanea su un gatto di 4,5 kg porta ad una tossicosi potenzialmente letale [4]. In Gran Bretagna i prodotti spot-on per cani possono contenere fino al 74,4% di permetrina [2].
PERCHE’ I GATTI SONO SENSIBILI ALL’INTOSSICAZIONE DA PERMETRINA?
Esistono varie ragioni per le quali i gatti possono essere particolarmente sensibili all’intossicazione da piretrine e piretroidi. La loro superficie cutanea relativamente ampia in rapporto al peso corporeo fa sì che, con un’applicazione topica, i soggetti più piccoli tendano a ricevere dosi maggiori, in rapporto ai mg/kg. Inoltre i piretroidi sono escreti a seguito della loro ossidazione o glucuronidazione e la ridotta capacità di glucuronidazione nel gatto può contribuire all’accumulo di metaboliti e ad una minor efficienza del processo di disintossicazione[5]. Infine, altre sostanze aggiunte alla formulazione possono interferire con la capacità di disintossicazione enzimatica, prolungando ulteriormente l’esposizione.
MECCANISMO DELLA TOSSICITA’
Dopo l’applicazione di un’emulsione spot-on i piretroidi lipofili vengono rapidamente assorbiti attraverso la cute nel sistema circolatorio. Il loro assorbimento è rapido quanto l’assunzione per via orale o per via inalatoria.
I piretroidi agiscono principalmente sul sistema nervoso centrale e periferico. Essi alterano reversibilmente la funzionalità dei canali del sodio dell’assone in modo tale da prolungare la conduzione (dell’impulso nervoso, n.d.T.) e provocare una sollecitazione ripetitiva della fibra nervosa. Tale effetto è favorito dalle basse temperature. A causa delle loro proprietà lipofile, le piretrine passano facilmente attraverso la barriera emato-encefalica e possono scatenare segni clinici a carico del sistema nervoso centrale, incluse le convulsioni. Vi sono prove dell’accumulo di piretroidi nel tessuto nervoso anche quando la concentrazione nel sistema circolatorio è bassa.
SEGNI CLINICI E DIAGNOSI
I segni clinici si manifestano normalmente immediatamente dopo l’esposizione, ma vi può essere un ritardo fino a 72 ore. Nelle intossicazioni di media gravità la parestesia indotta dal contatto diretto con la sostanza può portare al pedalamento degli arti, spasmi delle orecchie e contrazioni incontrollate dei muscoli superficiali del tronco. L’auto-toelettatura dell’area contaminata può provocare ipersalivazione e vomito. In uno studio [6] i segni clinici più comuni erano:
· Tremori/ fascicolazioni muscolari (86%)
· Spasmi (41%)
· Iperestesia (41%)
· Convulsioni (33%)
· Piressia (29%)
· Ptialismo (24%)
· Atassia (24%)
· Midriasi (24%)
· Cecità temporanea (12%)
Indagini di laboratorio per individuare piretrine/piretroidi non sono disponibili in tempi rapidi e i parametri ematici, biochimici o di altro tipo possono presentarsi normali. Una delle principali diagnosi differenziali è l’intossicazione da organofosfati/carbammati. Ove possibile, la misurazione della concentrazione di colinesterasi può aiutare a distinguere tra i due gruppi di tossine – essendo insignificante la concentrazione nell’intossicazione da piretrine/piretroidi, e diminuita nell’intossicazione da organofosfati.
TRATTAMENTO E PROGNOSI
La decontaminazione della cute dovrebbe essere adottata appena possibile. Generalmente è consigliato un bagno del paziente e l’impiego di detergenti a mano o per lavastoviglie può migliorare il processo di pulizia [5].
L’ipotermia può potenziare l’effetto dei piretroidi sull’attività dei canali ionici e si dovrebbe dunque evitare di bagnare il paziente con acqua fredda e/o di effettuare una sedazione prolungata. D’altra parte, il bagno in acqua troppo calda può favorire il riassorbimento del prodotto attraverso la cute a causa dell’iperemia e dovrebbe essere evitato. Il paziente dovrebbe essere asciugato energicamente e, se il trasporto verso una struttura veterinaria è ritardato, i proprietari possono essere istruiti ad avvolgere il paziente in un panno caldo.
Valentine [7] ha mostrato un potenziale effetto positivo del carbone attivo anche dopo l’esposizione cutanea. Ciò si potrebbe attribuire all’esistenza di un ricircolo entero-epatico dell’agente tossico. Il rischio di somministrare carbone attivo a questi pazienti, tuttavia, deve essere preso attentamente in considerazione, rispetto ai potenziali benefici.
Una volta che sono comparsi i segni clinici, il trattamento deve focalizzarsi sul controllo dei tremori muscolari e/o delle convulsioni.
Le benzodiazepine sono generalmente insufficienti nel controllare i segni clinici, nel corso di intossicazioni gravi, e possono essere anche responsabili di un’esacerbazione paradossa dei segni neurologici [3]. Il metocarbamolo è un rilassante della muscolatura superficiale raccomandato per il controllo di tremori muscolari gravi. Il suo uso è limitato dalla mancanza di preparazioni iniettabili per via endovenosa, al di fuori degli Stati Uniti. Se disponibile, può essere somministrato in boli multipli o per infusione continua; la dose raccomandata è di 55 – 220 mg/kg EV e le dosi non dovrebbero superare i 330 mg/kg/giorno.
Se il metocarbamolo non è disponibile o se si sospetta che l’animale abbia convulsioni oltre ai tremori muscolari, può essere somministrata un’infusione costante di propofolo (0,1 – 0,4 mg/kg/min). La durata dell’infusione di propofolo nel gatto dovrebbe essere limitata idealmente a circa 12 ore, a causa della sua capacità di indurre danni ossidativi ai globuli rossi, in questa specie. Il fenobarbitale è un altro farmaco che può essere impiegato; tuttavia è stato riferito che, quando somministrato per via endovenosa, l’attesa per i suoi effetti è di 20-30 minuti, rendendolo meno pratico per il controllo del paziente con attacchi convulsivi acuti. Può essere usato il pentobarbitale ma la sua attuale mancanza di disponibilità in confezione sterile è un limite. Qualsiasi farmaco venga scelto, non è in genere sufficiente ad eliminare tutta l’attività muscolare e deve essere raggiunto un appropriato equilibrio tra il miglioramento dei segni clinici e i potenziali effetti collaterali del sedativo.
In merito all’ipersalivazione, l’impiego di atropina è spesso preso in considerazione ma non è raccomandato, dal momento che induce un’ulteriore stimolazione del Sistema nervoso centrale. Un potenziale impiego utile della somministrazione di atropina risiede nella possibilità di poter distinguere tra una sospetta intossicazione da piretroidi o di carbammati (basse dosi di atropina non dovrebbero alleviare alcun segno clinico, nei pazienti intossicati da carbammati).
Nei casi di media gravità la prognosi è buona e non dovrebbero verificarsi effetti a lungo termine. Per i casi più gravi, le percentuali di sopravvivenza possono anche essere buone ma soltanto se il paziente riceve prontamente cure intensive e di supporto continuativamente; sfortunatamente, alcuni verranno sottoposti ad eutanasia o moriranno a causa della gravità dei loro segni clinici. Se l’attività convulsiva prolungata non può essere soppressa, si può verificare un danno cerebrale irreversibile ma con trattamenti successivi i segni clinici a lungo termine sembrano scomparire [8].
In genere il ricovero richiede circa 2-3 giorni, ma vi è un range più ampio sulla base della sensibilità individuale (da 3 ore a 7 giorni) [2]. Dal momento che il trattamento successivo può richiedere una terapia intensiva, con tutte le spese che ciò comporta, il problema deve essere affrontato nel miglior modo possibile. Informare i proprietari sulla potenziale gravità dei segni clinici che possono manifestarsi a seguito dell’esposizione dei gatti ad alcuni antiparassitari destinati ai cani è un aspetto importante nel raggiungere tale obiettivo.
RIASSUNTO SCHEMATICO DEI TRATTAMENTI RACCOMANDATI [6]:
1.Decontaminazione della cute
Mettere a bagno il gatto in acqua tiepida utilizzando un detergente delicato per rimuovere ogni residuo del prodotto dal mantello e dalla cute. Asciugare il gatto e prevenire l’ipotermia, che può esarcerbare i segni clinici.
2.Controllo dei tremori muscolari
· Metocarbamolo – se disponibile è efficace. Dosaggio: 55 – 200 mg/kg EV; può essere ripetuto fino a 3 volte in un giorno, ma la dose totale non deve superare i 330 mg/kg. Se il metacarbamolo iniettabile non è disponibile possono essere utilizzate le compresse, frantumate e somministrate previa sondino nasogastrico o per via endo-rettale (stessa dose).
· Benzodiazepine – farmaci come il diazepam (0,25 mg/kg EV o per via rettale) o midazolam (0,3 mg/kg EV/IM/via rettale) possono essere efficaci nel controllare i tremori muscolari. Bisogna fare attenzione all’esacerbazione paradosaa dei segni clinici, talvolta riportati a seguito del loro impiego.
3.Gestione delle convulsioni
· Propofolo – anestesia in bolo (4-6 mg/kg EV) seguito da infusione costante (0,05 – 0,3 mg/kg/min).
· Pentobarbitale – somministrabile in bolo (2-4 mg/kg EV) e poi ripetuto ogni 2 ore fino a un massimo di 20 mg/kg/giorno. Dovrebbe essere presa in considerazione un’infusione a dose costante.
- Terapia di supporto
· Mantenumento della temperatura corporea
· Somminstrazione di fluidi per via endovenosa
· Lubrificazione delle cornee
· Monitoraggio della vescica e cateterizzazione
· Ambiente silenzioso e buio
· Assicurare una corretta ventilazione polmonare – intubare se necessario
Terapia con emulsione lipidica endovenosa (IVLE)
Recentemente la terapia IVLE è stata proposta come tratatmento di supporto per la gestione dell’intossicazione da sostanze lipofile, come la permetrina, in cani e gatti. Poche segnalazioni sono riportate in merito al loro impiego nei gatti con avvelenamento da permetrina e i risulotati iniziali sono incoraggianti. L’esatto meccanismo d’azione è sconosciuto ma si ipotizza che l’infusione lipidica aiuti a rimuovere la sostanza dai tessuti e lenire così gli effetti tossici.
Non sono stati individuati dosi e prodotti ottimali, ma sono stati segnalati rapidi miglioramenti con:
· (omissione del nome commerciale: prodotto Emulsione al 20% per infusione endovenosa contenente 20% di olio di soia, 1,2% di fosfolipidi da tuorlo d’uovo, 2,25% di glicerina e acqua sterile) – impiegato in gatti con intossicazione da permetrina in dose di 10 – 15 ml/kg in infusione nell’arco di 30 – 120 minuti e ripetuto giornalmnete se necessario.
· (omissione del nome commerciale: prodotto Emulsione al 20% per infusione endovenosa contenente 80% olio di oliva purificato e 20% di olio di soia purificato, fosfolipidi d’uovo, glicerolo e acqua sterile) – utilizzato sotto forma di bolo iniziale di 2 ml/kg seguito da 16 ml/kg somministrati nell’arco di 4 ore, protocollo ripetuto giornalmente se necessario.
Bibliografia del box
1. Kuo K, Odunayo A. Adjunctive therapy with intravenous lipid emulsion and methocarbamol for permethrin toxicity in 2 cats. J Vet Emerg Crit Care 2013; 23: 436–441
2. Haworth MD, Smart L. Use of intravenous lipid therapy in three cases of feline permethrin toxicosis. J Vet Emerg Crit Care 2012; 22: 697–702
3. Brückner M, Schwedes CS. Successful treatment of permethrin toxicosis in two cats with an intravenous lipid administration. Tierarztl Prax Ausg K Kleintiere Heimtiere 2012; 40: 129–134
BIBLIOGRAFIA
1. Volmer P, Khan S. Warning against use of some permethrin products in cats. J Am Vet Med Assoc 1998; 213: 800–1
2. Sutton NM, Bates N, Campbell A. Clinical effects and outcome of feline permethrin spot-on poisonings reported to the Veterinary Poisons Information Service (VPIS), London. J Feline Med Surg 2007; 9: 335–39
3. Martin A, Campbell A. Permethrin toxicity in cats. Vet Rec 2000; 147: 639
4. Peterson M, Talcott P Hansen S. Pyrethrins and pyrethroids. In: Peterson M, Talcott P, eds. Small animal toxicology. 2nd edn. St Louis: Saunders Elsevier, 2006: 1004.
5. Whittem T. Pyrethrin and pyrethroid insecticide intoxication in cats. Compend Contin Educ Pract Vet 1995; 17: 489–92
6. Boland LA, Angles JM. Feline permethrin toxicity: retrospective study of 42 cases. J Feline Med Surg 2010; 12: 61-71
7. Valentine W. Toxicology of selected pesticides, drugs, and chemicals. Pyrethrin and pyrethroid insecticides. Vet Clin North Am Small Anim Pract 1990; 20: 375–82
8. Richardson JA. Permethrin spot-on toxicoses in cats. J Vet Emerg Crit Care 2000; 10: 103–6.
Access to reference papers
To facilitate dissemination of information, SAGE (the publisher of the Journal of Feline Medicine and Surgery) and ISFM have made three published papers on permethrin toxicity in cats freely available:
2. Boland & Angles (2010) Feline permethrin toxicity: retrospective study of 42 cases