L’OMEOPATIA PUO’ ESSERE PERICOLOSA?
Assolutamente sì.
Se il rimedio viene somministrato in maniera scorretta possiamo trovarci di fronte a diversi rischi:
− errore di prescrizione: il rimedio scelto non è quello più idoneo per il paziente. Potrebbe trattarsi di un similare ma non del simillimum e in questo caso i sintomi vengono alleviati solo in parte senza portare verso una cura. Spesso occorre più di una prescrizione prima di individuare il rimedio corretto, anche perché il percorso di cura si dipana su strati progressivi della malattia, che richiedono cambi di prescrizione in base all’evoluzione del paziente.
Il rischio di un errore di prescrizione aumenta se il rimedio non viene scelto sulla base dell’individualità del paziente ma considerando solo i sintomi più comuni e generici. E’ per questo che i rimedi omeopatici non sono dotati di un foglietto illustrativo: non aiutano a curare uno specifico disturbo ma agiscono su un determinato paziente che presenta una totalità di sintomi compatibili con un determinato rimedio.
− errore di somministrazione: l’assunzione di un rimedio può provocare effetti indesiderati se effettuata in modo scorretto, ad esempio assunzione ripetuta del rimedio “a secco” (in globuli o granuli) più volte al giorno o per più giorni, nella stessa potenza e diluizione, oppure assunzione delle gocce senza effettuare le succussioni prescritte prima della ripetizione della dose.
Il rischio, specialmente in soggetti definiti “ipersensibili” , è di effettuare un “proving” ovvero una sperimentazione del rimedio, sviluppando sintomi che non appartengono più al paziente ma alla sfera d’azione del rimedio stesso. Alcuno banali esempi sono gli attacchi di ansia/panico con Aconitum, vomito e diarrea con Veratrum, palpitazioni e convulsioni con Phosphorus (eventi effettivamente accaduti in miei pazienti, che non hanno ricevuto a casa il rimedio secondo le raccomandazioni prescritte).
− assenza di efficacia: posto che la prescrizione sia corretta, possono intervenire alcuni fattori che interferiscono con l’azione del rimedio, di fatto annullandola. Molto frequente è l’errore di assunzione assieme al cibo o a particolari alimenti che a causa del loro sapore o composizione non consentono una trasmissione efficace dell’informazione veicolata dal rimedio, alla base del meccanismo di cura.
Alcune sostanze fungono da antidoti, tanto che vengono utilizzate in situazioni di emergenza per ingestione accidentale del rimedio o comparsa di effetti paradossi. Si tratta ad esempio di canfora, caffè, profumi, incensi, tabacco, ecc.
− sostituzione di una cura più efficace: è un fattore che si verifica quando si antepone una scelta “ideologica” alla salute del paziente. E’ sempre il veterinario che opta per un determinato percorso terapeutico, sulla base delle proprie competenze ed esperienza e sempre nell’interesse del paziente.